CEU2023: PROGETTARE INSIEME IL FUTURO DELL'EMERGENZA IN ITALIA Intervista ad Andrea Andreucci
Intervista difficile, quella ad Andrea Andreucci, uno degli ispiratori del CEU 2023. Difficile perché è stata dura convincerlo che farsi intervistare non vuol dire per forza sovraesporsi, ma è quasi un atto dovuto quando si è lavorato per mesi, giorno e notte, per la riuscita del più grande congresso sull’emergenza urgenza che sia mai stato organizzato. Alla fine, ce l’abbiamo fatta.
Quindi, ecco Andreucci.

Partiamo proprio da qui, dal congresso, a 30 giorni esatti dalla data di inizio : numeri eccezionali….
Sì, e sono il risultato della condivisione dell’idea iniziale da parte di tante organizzazioni e persone. Tutti insieme abbiamo costruito un progetto eccezionale: 450 relatori da tutto il mondo, 140 ore di contenuti congressuali su due giornate, diverse migliaia di partecipanti. Una sorta di città-convegno, con diverse strade che si intersecano. Il congressista dovrà creare la “sua” strada basandosi sui suoi interessi.
Quando è stato (ed è) difficile organizzare Ceu 2023?
Un evento del genere ogni due anni richiede impegno un importante da parte del comitato scientifico che deve vagliare tutte le proposte di relazioni. Come al solito, si parte con poche segnalazioni poi man mano che passa il tempo si viene letteralmente sommersi da proposte e contributi scientifici. La parte difficile è proprio trovare il posto per tutti selezionando quei contenuti che hanno qualcosa in più, che rappresentano vere novità.
Questo dal punto di vista dei contenuti. Ma dal punto di vista della gestione organizzativa, qual è stata la cosa più impegnativa?
Direi garantire l’equilibrio tra tutte le società scientifiche e organizzazioni partecipanti. Con la stessa visibilità e lo stesso spazio disponibile per i contributi. Ci si è provato al meglio delle nostre possibilità; lo spirito di partenza del CEU era che tutti dovevano essere uguali in questo evento
Quali i punti di forza di questo convegno?
La trasversalità. Abbiamo cercato di proporre relazioni che interessassero tutti gli attori del sistema, dai laici fino al professionista ultraspecializzato. Altro punto di forza è che questo convegno fa capire come si sta realmente orientando il mondo dell’emergenza, qual è il pensiero comune dei rappresentanti di questo mondo.
Cosa non rifaresti?
Terrei più distinti i piani della politica rispetto ai contenuti scientifici per evitare di essere costretto a scendere a compromessi.
Come si fa a tenere tutti insieme?
Con una fatica immane. E non sempre ci si riesce.
Che cosa ti sta dando maggiore soddisfazione?
Le aspettative delle persone che parteciperanno. Sapere che tante figure professionali e tanti volontari si sono iscritti anche prima della pubblicazione del programma perché credono fortemente nel progetto.
Qualche rammarico?
Non aver trovato spazio per tutte le proposte che sono arrivate.
Ci sarà un documento finale di tipo “politico”, come è stata la Carta di Riva due anni fa?
Mi auguro di sì. Inizieremo quanto prima a lavorare a un documento unitario con tutte le organizzazioni partecipanti.
Tre buoni motivi per cui tutti dovrebbero venire al CEU 2023
Perché è un’occasione unica di confronto, perché abbiamo bisogno di incontraci e di discutere e perché a Firenze possiamo progettare tutti insieme quello che secondo noi dovrebbe essere il futuro Sistema di emergenza in Italia.
Cristina Corbetta